Siamo quasi coetanei, il "liceo" di Borgosesia ed io. Tra non molto dovrò pensare anch'io alla festa per i miei 30 anni...
Che dire, allora, visto che ricordi e impressioni si accatastano nella mente? Già, i ricordi. Ecco, il "liceo" di Borgosesia mi ha lasciato come tratti indelebili volti di amici, insegnanti (con alcuni, non vi stupite, la frequentazione continua ancora oggi).
Insisto a dire che quelli che si passano al "liceo" sono anni tra i più entusiasmanti, carichi come sono di suggestioni e di nuove stimolazioni. Sono stati anni fortunati: anche da quelli venuti appena dopo non ho sentito nessuno dire di non aver potuto studiare (ma sapete, a quel tempo le Pantere ed i fax non la facevano ancora da padroni). Ma questa festa dei 30 anni mi spinge a una seconda (anche più seria) riflessione.
Vivevo e vivo tuttora in una zona, il Triverese, che fa da cerniera tra il Biellese e la Valsesia, ma che dal Biellese ha respirato quella cultura che trova le sue fondamenta nell'industria tessile.
Neanche un anno fa il Gruppo dei Giovani Industriali di Biella ha promosso un convegno dal titolo simpatico ed eloquente: "Più cervello per le mani", lamentando (questa è stata la tesi portante) lo scarso numero di laureati e in generale il basso tasso di scolarità.
"Biella sconta il proprio successo economico - ha detto un docente di economia politica dell'Università di Pavia - lo sconta con la bassa scolarità e con l'alto disinteresse per una formazione di lungo periodo. C'è una dura lotta tra la scuola, che impone l'attesa prima di guadagnare e il lavoro, che dà subito un reddito. Questo - ha concluso - sarà un punto debole nel futuro del Biellese".
Speriamo di no. Speriamo di essere ancora in tempo. Tutto sommato le aule del liceo di Borgosesia (come quelle di altri istituti) sono ancora colme di giovani.
Coraggio, allora: "cervello" e "mani" non vi mancano e neppure insegnanti capaci di sviluppare questo felice binomio.
